IPAF sollecita le istituzioni ad intervenire in materia di riconoscimento della formazione avvenuta all’estero

Benché si faccia tanto parlare di Unione Europe, siamo ancora ben lungi dall’essere una vera Unione con regole e leggi uguali per tutte. Questo non sarebbe un gran male, se non fosse nel frattempo arrivata (oltre alla caduta delle frontiere) anche la globalizzazione. Insieme la mancanza di frontiere intraeuropee e la globalizzazione hanno spinto all’estremo la libera circolazione non solo delle merci ma anche dei lavoratori.

Cosa succede però se tali lavoratori aspirano a posizioni la cui regolamentazione legislativa italiana differisce da quella della Nazione di origine? Insorge il caos. Il nostro settore ne sta pagando le conseguenze, per esempio, a livello formativo, soprattutto nell’ambito dell’utilizzo di macchinari e attrezzature di lavoro, in particolare di piattaforme di lavoro elevabili (PLE): lavoratori stranieri formati secondo le regole del Paese di provenienza, regole che non si attagliano a quanto previsto in Italia, che chiedono di lavorare. Che fare?

Il problema si presenta sempre più frequentemente e l’Accordo Stato Regioni 22 febbraio 2012 in materia di abilitazione all’utilizzo delle attrezzature di lavoro nulla prevede a riguardo. Pertanto l’operatore straniero, anche se dotato della migliore formazione possibile, spesso con contenuti e durate maggiori di quanto previsto in Italia, in cantiere verrebbe sanzionato.

IPAF, da sempre sensibile a questo tema, da diversi anni cerca di stimolare la regolamentazione di questo aspetto, proponendo un meccanismo di riconoscimento. La soluzione sarebbe quella di sottoporre il lavoratore straniero dotato di attestato di formazione valido conseguito nel Paese d’origine (e che sia conforme ai contenuti dell’Accordo Stato Regioni 22 febbraio 2012) a un corso integrativo della durata di 4 ore contenente il Modulo Giuridico italiano e i riferimenti tecnico-normativi al D.Lgs. 81/2008 in vigore in Italia.

Tale corso, dotato di verifica dell’apprendimento finale, genererebbe un attestato abilitante in Italia ai sensi della norma italiana.

Per colmare questa lacuna normativa è però necessario che le Istituzioni, in particolare il Ministero del Lavoro, ascoltino le richieste del mercato e cooperino con le associazioni specialistiche di settore, al fine di regolare correttamente la materia e favorire l’effettività di una sicura e libera circolazione dei lavoratori in Europa.

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2020-01-31T10:09:06+01:003 Dicembre 2019|Categorie: IPAF, NOTIZIE, SERVIZI, SICUREZZA & FORMAZIONE|